Disturbi di personalità degli autori di femminicidi

Chi commette il femminicidio può presentare dei tratti di disturbi della personalità, così come la sua partner, e aver entrambi intrapreso una relazione disfunzionale basata sulla dipendenza affettiva di uno o entrambi, che blocca la coppia, produce dolore, eventi negativi, sino all’epilogo drammatico.

Dott.ssa Stefania Mazzanti

7/29/20254 min read

La maggior parte dei femminicidi è commessa da uomini che ricoprono ruoli di fiducia nella vita della vittima, come mariti o compagni.

L’omicida è una persona che agisce sulla base di una causa, un problema che crede di risolvere con la messa in atto dell’uccisione della partner e, a volte, in seguito, nel realizzato o tentato suicidio – in alcuni casi nell’omicidio di terzi, quali i figli. La condizione sociale e culturale dell’assassino è ininfluente, inoltre i test condotti su chi aveva commesso un delitto hanno provato che, pur avendo dei tratti simili o riconducibili ai profili dei disturbi di personalità catalogati, egli è un soggetto sano e che i femminicidi commessi da chi è affetto da disturbi psichici sono un’esigua minoranza nella coppia.

Per completezza, è meglio elencare i disturbi di personalità divisi nei tre cluster, cioè i gruppi che in qualche modo li associano per somiglianza:

  • chi appare eccentrico: paranoide, schizoide, schizotipico;

  • chi appare drammatico: antisociale, borderline, istrionico, narcisista;

  • chi appare ansioso: evitante, dipendente, ossessivo-compulsivo.

Pur avendo tratti riconducibili a tali profili, è bene sottolinearlo, chi commette il delitto, in questo caso il femminicidio, è sano. Può presentare dei tratti di disturbi della personalità, così come la sua partner, e aver entrambi intrapreso una relazione disfunzionale basata sulla dipendenza affettiva di uno o entrambi, che blocca la coppia, produce dolore, eventi negativi, sino all’epilogo drammatico.

L’omicida è un uomo con condizioni economiche e culturali di qualsiasi tipo, capacità di relazionarsi nella vita quotidiana, una persona che semplicemente considera inaccettabile essere lasciata dalla donna che ha scelto e che ogni volta che contraddice i suoi desideri, gli procura un dolore che egli crede di poter risolvere solo con la violenza, fosse pure indiretta, perché dell’altro riconosce il corpo, il ruolo inteso come figura sociale (moglie, madre) che gli permette di apparire completo agli occhi della comunità; mai il futuro assassino riconosce nella compagna un essere umano con desideri, progetti, bisogni all’altezza dei suoi.

Ritornando ai disturbi di personalità, essi creano reale sofferenza nella persona affetta e compromettono due sfere principali: la relazione con l’altro e l’auto affermazione. Ecco che in queste persone è più facile che l’azione estrema avvenga in una relazione tormentata, perché le difficoltà che esse provano sono debilitanti e possono essere alleviate o risolte solo con un percorso condotto da professionisti.

I due disturbi più spesso riscontrati in chi commette omicidi sono quello narcisista e quello antisociale, entrambi accomunati dalla scarsa considerazione per gli altri e dalla mancanza d’empatia. Il narcisista, difatti, è spesso mosso dall’idea di essere speciale o dall’invidia per gli altri, tale punto di partenza lo porta a richiedere eccessiva attenzione, a sogni di successo irreale, arroganza, manipolazione del prossimo.

Parallelo in alcuni tratti cammina il disturbo antisociale, forse più palese nelle sue azioni, perché dove il narcisista manipola, si arroga diritti nelle relazioni interpersonali, l’antisociale ignora i diritti altrui, prende senza rispettare le regole sociali (pensiamo al ladro di mestiere, il delinquente in generale). Spesso si è visto che all’interno della personalità antisociale ci sono tratti di quella narcisistica e questo ha perfettamente senso visto che entrambe prendono senza dare e ignorano sia gli altri, i loro bisogni, sia le conseguenze delle loro azioni.

Queste tendenze sono le più comuni, che possono essere trattate con terapia e, in certi casi, con i farmaci (ad esempio per controllare l’ansia importante) e possono avere un decorso positivo in tempi ragionevolmente brevi: ci vogliono alcuni mesi per un miglioramento, un anno di lavoro individuale con il terapeuta per eliminare dei tratti problematici (diffidenza, arroganza, manipolazione).

Quando, però, il disturbo è più grave o combinato, il trattamento non porterà a un risultato adeguato; è il caso in cui c’è una combinazione dei due disturbi presentati, in quello che è stato definito da Kernberg narcisismo maligno, profilo in cui, in aggiunta, si riscontrano aggressività o sadismo, verso se stessi o gli altri, e un forte atteggiamento paranoide.

Tra i disturbi meno comuni, riscontrati in chi commette omicidi, troviamo, poi, tratti paranoidi, schizoidi, sadici.

Gli schizoidi sono distaccati affettivamente dagli altri, mostrano una limitata rosa di espressioni emotive, apatici, spesso finiscono per condurre vite solitarie, intraprendere attività solitarie, avere pochi amici o nessuno, così avviene anche per i legami familiari. Sono persone che soffrono senza uccidere. Alcuni di essi, però, proprio per il netto distacco che provano rispetto ai sentimenti umani che ci legano e accomunano agli altri, possono arrivare a commettere omicidi. In essi sono stati riscontrati, quando studiati, oltre ai tratti di disturbo schizoide, anche quelli del disturbo paranoide, come l’essere eccessivamente sospettosi, diffidenti, portatori di astio verso gli altri, di cui non si fidano.

La paranoia è presente in molte relazioni in cui la gelosia, spesso immotivata, porta al femminicidio: credere che la partner lo tradisca, anche quando non ci sono prove o le stesse provano la sua fedeltà, che lo manipoli per nascondergli qualcosa, che le confidenze fatte siano riportate ad altri senza il suo consenso, porta l’uomo a covare una grande rabbia, elemento alla base del delitto. Altre volte, invece, è la visione distorta di ciò che la partner debba fare per essere una buona compagna a portare al delitto, con una serie di desideri e aspettative fuori scala che, se disattesi, fanno percepire l’altro come cattivo: una cattiva moglie, una cattiva compagna.

Per concludere, gli omicidi di genere sono commessi da uomini in cui, nella maggior parte dei casi, non sono state riscontrate psicopatologie, tranne che in una bassa percentuale, dove è stato individuato il disturbo narcisistico e antisociale di personalità, in altri casi solo alcuni tratti di tali patologie.

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